Farm to Fork: contraddizioni o opportunità?

Il Green Deal e la strategia Farm to Fork sono temi estremamente attuali e, come spesso accade, il dibattito in merito è quantomai acceso. Infatti, se da un lato queste iniziative sono grandi opportunità di progresso ed investimenti, dall’altro vi è chi ne denuncia i paradossi.

Tuttavia questo confronto non deve essere interpretato come aspra contesa, ma piuttosto come dialogo edificante, in cui si può e si deve trovare la sintesi vincente per percorrere e vivere da protagonisti il percorso verso questa nuova rivoluzione agricola che va sotto il nome di Agricoltura 4.0.

L’Europa, ed in particolar modo l’Italia, hanno a disposizione una splendida occasione: sfruttare il Green Deal per valorizzare i risultati ottenuti sino ad oggi, come le esperienze ed il know-how tecnico in ambito agricolo e zootecnico. Questo prezioso patrimonio non deve essere assolutamente sprecato e, anzi, va condiviso il più possibile, considerando che il futuro della filiera agroalimentare vedrà un sonoro impulso verso l’innovazione e l’avanzamento tecnologico per produrre di più con meno risorse.

Se è vero che nel 2050 la popolazione mondiale conterà due miliardi di persone in più, è cruciale rimboccarsi le maniche e lavorare con tenacia ed intelletto per tutelare e preservare le risorse naturali: dobbiamo farlo per noi, per i nostri figli e per il nostro meraviglioso pianeta.

Il settore agricolo e agroalimentare nazionale ha tutte le carte in regola per fare la sua parte e sarà fondamentale coinvolgere in questo processo tutte le professionalità del settore, e non solo! Ognuno è chiamato a fare la sua parte, senza ideologie e forte delle proprie competenze, con l’obiettivo di incentivare la transizione verso l’agricoltura del domani mantenendo un sensato equilibrio tra sostenibilità ambientale ed economica.

Non v’è dubbio che la strategia “Farm to Fork” sia molto ambiziosa in quanto i suoi propositi al 2030 sono alquanto ardui. Tuttavia, un’ottima cooperazione ed un’attenta pianificazione possono permettere, in questo arco temporale, non solo di raggiungere gli auspicati obiettivi, ma anche di renderli alla portata di tutte le imprese del settore. Con l’intento di essere un attore cardine in questo scenario, è nato il CIAC – Consorzio Italiano per l’Agricoltura Circolare.

Le finalità che il CIAC intende perseguire sono legate proprio all’applicazione della strategia Farm to Fork a vantaggio delle aziende agricole, con lo scopo finale di migliorare l’immagine della filiera agroalimentare, aumentando il valore aggiunto della produzione di alimenti, di materiali no food, di energia, delle funzioni sociali, paesaggistiche e ambientali attraverso la fondamentale attività di assorbimento e stoccaggio di carbonio del settore agricolo, con conseguente ricaduta efficace sia per gli addetti del settore, che per i cittadini ed i consumatori.

Questo, però, può avvenire solo ripristinando e mantenendo il rapporto autentico tra agricoltura e ambiente, dove la parola “spreco” non esiste perché nulla si butta e tutto si recupera, dove i cicli vengono chiusi perché tutto rientra sotto forma di materia o di energia, e dove il rispetto per la terra e per la salute delle persone è il concetto chiave al centro di ogni percorso.

Sono quindi maturi i tempi per lasciarci alle spalle la caccia alle streghe “del settore più inquinante”, in cui le accuse reciproche sono all’ordine del giorno. Infatti sta iniziando una nuova e stimolante stagione: quella in cui la gara sarò tra chi è più sostenibile e produttivo al tempo stesso. In questa partita solo la scienza e la tecnologia unite al patrimonio conoscitivo degli imprenditori agricoli sono gli ingredienti giusti per garantire il successo.

La sfida è appena iniziata e già si possono cogliere alcuni indizi interessanti che danno un’idea della direzione intrapresa dal settore. Il Politecnico di Milano ha recentemente lanciato un corso di laurea in “Agricultural engineering”, in cui si mira alla formazione di professionalità protagoniste nel mondo dell’Agricoltura 4.0 e della precision farming. Inoltre, secondo uno studio dell’osservatorio Smart AgriFood dello stesso Politecnico, il mercato mondiale dell’Agricoltura 4.0, stimato attorno ai 13,7 miliardi di dollari, ha continuato a crescere anche nel 2020 (+76% rispetto al 2019) così come quello italiano, che ne costituisce circa il 4% (540 milioni di €), con un balzo di circa il 20% rispetto al 2019. E ancora, da uno studio dell’Università di Brescia è emerso che la superficie nazionale coltivata con gli strumenti dell’Agricoltura 4.0 è pari al 4% della superfice totale, sicuramente in crescita ma con dei grandi margini di miglioramento.

Da quanto riportato sopra, il panorama d’azione del mondo agricolo europeo del prossimo decennio è ben delineato e le aspettative sono decisamente elevate. Un’agricoltura rinnovata e sostenibile è possibile, e tutti ne saranno protagonisti, dal produttore al consumatore. Rivolgendosi in maniera inclusiva e sinergica a tutti gli attori della filiera, il CIAC è pronto a portare il suo contributo.

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