Nuova PAC: trasmesso il Piano Strategico Nazionale
Ogni stato membro dell’UE ha trasmesso a Bruxelles, entro il 31 dicembre scorso, un piano strategico nazionale (PSN) in cui ha indicato come intende spendere i fondi che arriveranno con la nuova PAC. Come riportato dal comunicato stampa dedicato, anche l’Italia ha trasmesso il suo piano dopo una lunga fase di concertazione realizzata dal Mipaaf (diversi incontri del Tavolo di Partenariato a cui hanno partecipato 282 rappresentanti di enti e associazioni con oltre 350 utenti che hanno seguito i lavori in streaming). Anche il CIAC ha avuto la possibilità di partecipare a questi incontri e di portare il proprio contributo.
Il 2022 e il 2023 saranno due anni fondamentali per il futuro del settore agricolo e agroalimentare perché è in questo periodo che partiranno i bandi per destinare la maggior parte delle risorse stanziate dal PNRR e in cui saranno definite le linee guida della nuova PAC. PNRR e Pac saranno strumenti strettamente interconnessi, avendo entrambi l’obiettivo di sostenere il settore agroalimentare nei prossimi anni, in un processo di rafforzamento della sostenibilità economica, ambientale e sociale delle imprese data la rinnovata centralità del settore agroalimentare nel contesto socioeconomico del nostro Paese.
Sostenere il settore agricolo significa sostenere il Paese e, insieme, l’obiettivo di produrre meglio consumando meno; il comparto primario può essere in grado non solo di produrre reddito e posti di lavoro, ma una serie di beni immateriali di cui l’Italia non può fare a meno: pensiamo alle eccellenze agroalimentari; alla funzione di tutela e presidio del territorio di fronte ai cambiamenti climatici e al dissesto idrogeologico nonché alla cura del paesaggio.
Partendo dalla PAC, come ha ricordato il Ministro Patuanelli in un’audizione congiunta delle Commissioni Agricoltura della Camera dei deputati e del Senato che si è svolta alla fine dell’anno scorso, questa rappresenta la parte più consistente degli interventi, sia in termini di risorse che di complessità del processo di attuazione.
L’Italia avrà a disposizione fino al 2027 oltre 50 miliardi di euro per lo sviluppo e il sostegno del comparto primario, il budget complessivo è composto da 40 miliardi di quota comunitaria e ulteriori 11 miliardi di cofinanziamento nazionale e regionale. Gli importi sono annualmente così distribuiti:
- 3,6 milioni per i pagamenti diretti;
- 323,9 milioni per l’OCM vino;
- 250 milioni per l’OCM ortofrutta;
- 34,6 milioni per l’OCM olio d’oliva;
- 5,2 milioni per l’OCM miele.
Per quel che riguarda lo sviluppo rurale la dotazione totale del settennio per l’Italia è pari a 9,7 miliardi di euro a cui si aggiungono 910 milioni di euro derivanti dal Fondo Next Generation UE.
Il Piano Strategico Nazionale (PSN) è quindi il documento centrale per l’attuazione della nuova PAC all’interno dei singoli Stati Membri, che fissa i target da raggiungere, precisa le condizioni degli interventi e assegna le risorse finanziarie, conformemente agli obiettivi fissati e alle esigenze individuate.
Le azioni del PSN devono concorrere al raggiungimento dei 9 obiettivi della nuova PAC:
- Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza del settore agricolo;
- Migliorare l’orientamento al mercato e aumentare la competitività delle aziende agricole;
- Migliorare la posizione degli agricoltori nella catena del valore;
- Contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici e all’adattamento agli stessi, riducendo le emissioni di gas a effetto serra e migliorando il sequestro del carbonio, nonché promuovere l’energia sostenibile;
- Promuovere lo sviluppo sostenibile e un’efficiente gestione delle risorse naturali, come l’acqua, il suolo e l’aria, anche riducendo la dipendenza dalle sostanze chimiche;
- Contribuire ad arrestare e invertire il processo di perdita della biodiversità, migliorare i servizi ecosistemici e preservare gli habitat e i paesaggi;
- Attirare e sostenere i giovani agricoltori e i nuovi agricoltori e facilitare lo sviluppo imprenditoriale sostenibile nelle zone rurali;
- Promuovere l’occupazione, la crescita, la parità di genere, compresa la partecipazione delle donne all’agricoltura, l’inclusione sociale e lo sviluppo locale nelle zone rurali;
- Migliorare la risposta dell’agricoltura dell’Unione alle esigenze della società in materia di alimentazione e salute.
Come si può vedere i buoni propositi e i grandi obiettivi ci sono tutti, ma forse l’obiettivo principale (e anche il più difficile da raggiungere) sarà quello di consentire agli agricoltori italiani di superare questa fase “impazzita” di aumento dei costi di produzione che non è accompagnata da un proporzionale aumento dei prezzi riconosciuti ai produttori che già prima della pandemia di Covid 19, per alcuni settori in particolare, spesso faticavano a coprire i costi di produzione e riuscivano a malapena a chiudere in positivo i bilanci delle loro aziende proprio grazie ai “sostegni al reddito” previsti dalla PAC (e non premi PAC come ormai comunemente chiamati, visto che vi è una notevole differenza tra una definizione e l’altra…)
Gestione dell’acqua e gestione del rischio
Come risaluto l’agricoltura ha bisogno di acqua, soprattutto per produrre beni agroalimentari di qualità; di acqua nel nostro Paese fortunatamente ce n’è abbastanza, servono però infrastrutture adeguate per poterla conservare quando ne arriva in eccesso, una rete di distribuzione moderna, per ridurre sprechi e perdite e per favorire la diffusione di tecniche irrigue particolarmente performanti, soprattutto dal punto di vista del risparmio idrico. Per questo il programma di investimenti è stato potenziato anche attraverso il PNRR.
L’altro grande intervento per far fronte ai cambiamenti climatici è rappresentato dalla gestione del rischio, i cui strumenti sono stati potenziati con l’attivazione del Fondo di mutualizzazione nazionale sulle emergenze e calamità, ossia siccità, gelo e alluvioni. In questo modo, oltre alla misura delle assicurazioni agevolate che prevedono un’adesione volontaria, viene previsto il fondo di mutualizzazione quale strumento rivolto a tutti gli agricoltori, finanziato con il 3% dei pagamenti diretti e con le risorse che saranno rese disponibili attraverso uno specifico intervento cofinanziato dallo sviluppo rurale. Si tratta di una misura creata per intervenire a risarcimento dei danni subiti da tutti gli agricoltori, fino a concorrenza delle risorse disponibili, ammontanti, complessivamente, a 350 milioni di euro all’anno. Per raggiungere la quota di finanziamento necessaria, nella manovra di bilancio 2022 è stato integrato il cofinanziamento nazionale apportando risorse pari a 941,5 milioni euro a valere dal 2022 al 2027.
Sostegno di base e convergenza interna
Il sostegno disaccoppiato, derivante dai titoli PAC (direttamente con il pagamento di base e indirettamente con il greening), ammonta attualmente a circa l’85% del massimale dei pagamenti diretti. La quota restante è utilizzata per i pagamenti accoppiati (13 %) e per il pagamento giovani agricoltori (2 %). Con la riforma, la quota destinata al sostegno base si riduce drasticamente, tenuto conto delle risorse da destinare obbligatoriamente agli eco-schemi (25%) e al pagamento ridistributivo (10%). L’effetto sarà piuttosto impattante sul valore dei titoli ricalcolati nel 2023 (sulla base dei pagamenti diretti 2022), dal momento che ciascun agricoltore perderà di colpo il 50%.
I titoli rimarranno comunque differenziati, anche se tagliati, sulla base del loro valore storico e ci sarà una convergenza che anno dopo anno (5%, 6%, 7%, 8%) sino al 2026 consentirà ai titoli di valore più basso di avvicinarsi all’85% del valore medio nazionale 2026. Inoltre, nessun titolo potrà valere più di 2000 euro, già a partire dal 2023.
Pagamento ridistributivo
Come noto il pagamento ridistributivo è stato fino ad oggi uno strumento volontario che l’Italia ha deciso di non applicare nella scorsa programmazione PAC. La riforma dei regolamenti ne prevede ora un’applicazione obbligatoria, con il vincolo di destinare a tale obiettivo almeno il 10 % della dotazione complessiva per i pagamenti
Eco-schemi
I regimi ecologici (cosiddetti “ecoschemi”) rappresentano un elemento innovativo e fortemente caratterizzante della nuova PAC, in quanto puntano a premiare i modelli agricoli più avanzati sul fronte della sostenibilità ambientale. In particolare, essi forniscono un sostegno a favore dei regimi volontari per il clima, l’ambiente e il benessere degli animali.
Agli ecoschemi deve essere destinato a regime obbligatoriamente almeno il 25 % delle risorse del I° Pilastro e agli Stati Membri spetta il compito di definire i modelli di ecoschema applicati nel proprio territorio, nel rispetto dei criteri base forniti dal regolamento sui Piani Strategici. Si tratta di un tema lungamente dibattuto e approfondito con le Regioni e nell’ambito del Tavolo di Partenariato. Innumerevoli sono state le proposte analizzate e alla fine ne sono stati varati cinque, dei quali però il primo (“Benessere animale e riduzione antibiotici”) sarà quello che assorbirà da solo il 41% di tutte le risorse, cioè 891 milioni di euro.
Ma andiamo con ordine, gli esoschemi previsti dall’Italia sono:
- Pagamento per la riduzione degli antibiotici in allevamento e il benessere animale
- Livello 1: Soglie all’uso degli antibiotici
- Livello 2: Adesione sistema certificazione SQNBA
- Inerbimento colture arboree, spontaneo o artificiale
- Limitare l’uso degli agrofarmaci
- Mancata lavorazione del suolo nell’interfila, fatta salva la pratica del sovescio
- Gestione della copertura vegetale con trinciatura-sfibratura senza asportazione dal suolo
- Salvaguardia olivi di interesse paesaggistico
- Potatura annuale della chioma
- Divieto di bruciatura in loco dei residui della potatura
- Sistemi foraggeri estensivi
- Assicurare la presenza di colture leguminose e foraggere e da rinnovo senza la possibilità di utilizzare prodotti fitosanitari nel corso dell’anno
- Per le colture da rinnovo, interramento dei residui vegetali
- Misure per gli impollinatori
- Nell’interfila dei seminativi o delle coltivazioni arboree, mantenimento di una copertura con piante di interesse mellifero con semina senza lavorazione del suolo
- Non asportare o sfalciare o sfibrare sino al completamento della fioritura
- Nessun uso di diserbanti o fitofarmaci
Pagamento accoppiato
In linea con l’attuale programmazione, anche con la nuova PAC sarà possibile destinare ai pagamenti accoppiati fino ad un massimo del 13 % delle risorse destinate ai pagamenti diretti, con possibilità di incremento di un ulteriore 2%, purché tali risorse aggiuntive siano destinate al sostegno delle colture proteiche. Allo stato attuale circa il 50% delle risorse dei pagamenti accoppiati è indirizzato al sostegno del settore zootecnico, nell’identificare le filiere che necessitano di un sostegno accoppiato, Il Ministro ha dichiarato che occorrerà tenere conto dell’importanza di alcuni rilevanti settori, come il riso e la barbabietola da zucchero.
Organizzazioni Comuni di Mercato (OCM)
La bozza di Strategia individua i principali interventi da attivare nell’ambito delle 4 OCM settoriali (ortofrutta, vino, olio, miele), garantendo una maggiore integrazione con le filiere, al fine di intraprendere quei cambiamenti strutturali necessari a rafforzare le posizioni di mercato, migliorando la qualità delle produzioni e riducendo l’impatto ambientale.
Condizionalità sociale
La riforma della PAC introdurrà anche un nuovo criterio di condizionalità sociale legate al rispetto delle normative, come nuovo prerequisito da rispettare per accedere ai fondi europei e che avrà l’obiettivo di applicare delle decurtazioni in caso di irregolarità da parte dell’azienda agricola beneficiaria sui temi della regolarità dei rapporti di lavoro e della sicurezza sui luoghi di lavoro.
Interventi di Sviluppo rurale
Sono in corso anche gli approfondimenti rispetto alle misure da attivare nell’ambito del secondo Pilastro relativo ai fondi dello sviluppo rutale e, in continuità con l’attuale programmazione, le Regioni saranno le uniche responsabili della gestione delle relative misure, fatta eccezione per la gestione del rischio, i cui interventi saranno attuati a livello nazionale. Ogni Regione e Provincia autonoma individuerà una propria Autorità di Gestione, cui sarà affidata la responsabilità della gestione di circa 75 interventi di sviluppo rurale, attualmente in fase di definizione all’interno della fitta agenda dei tavoli di lavoro.
Conclusioni sulla PAC
Come abbiamo visto, la materia è piuttosto complessa ed è ora chiaro che le misure definite in ambito PAC dovranno essere sinergiche agli interventi “agricoli” previsti nel PNRR e dal Fondo complementare, nonché da tutti gli altri interventi di sistema da cui anche il settore agricolo, alimentare e forestale e le aree rurali potranno trarre vantaggio.