Ripristinare il rapporto autentico tra agricoltura e ambiente, dove nulla si butta e tutto si recupera, facendolo rientrare in ciclo sotto forma di materia o di energia, e dove il rispetto per la terra e per la salute delle persone è al centro.
Il costante impegno profuso dal settore agricolo nella produzione di cibo, nella valorizzazione di scarti e sottoprodotti, nella produzione di energia rinnovabile e di fertilizzanti organici (il digestato) e nella riduzione delle naturali emissioni degli effluenti zootecnici si sta concretizzando in una visione di progetto più strutturata. È arrivato il momento di capitalizzare e mettere a sistema questo grande patrimonio di tecnologie e know-how per indirizzarlo verso un modello economico sostenibile, nel più ampio quadro di riferimento del Green Deal europeo.
Solo un grande sforzo in questa direzione e una corretta comunicazione alle persone, ai consumatori e al decisore politico consentirà al nostro settore di avere, anche in futuro, un forte appoggio e un sostegno per il nuovo sviluppo dell’attività. Questo percorso è fortemente promosso dalla Commissione Europea, la quale ritiene, nella sua Farm to Fork Strategy, che occorre guardare alla futura agricoltura circolare europea, rinnovabile e sostenibile, dove nulla diventa un rifiuto e tutto ritorna un valore, in termini di energia e nutrienti.
Afferma Luca Remmert, presidente del Consorzio Italiano per l’Agricoltura Circolare: “stiamo già costruendo l’agricoltura circolare, quel sistema virtuoso che le istituzioni mondiali, europee e nazionali si sono prefissate di realizzare entro il 2030. Stiamo già impostando un percorso per diventare sempre più sostenibili, circolari, innovativi, tutelando l’ambiente, le produzioni agricole di qualità e il reddito delle aziende agricole. Stiamo già rispondendo alle richieste di qualità, ambiente, territorio da parte delle persone, dei consumatori.”.
Per proseguire a fare ancora meglio tutto questo, è necessario aggregare tutti gli attori della filiera agroalimentare (aziende agricole, agro industria, imprese dell’indotto) e occorre un “contenitore nazionale” che lavori per unire il settore in questa direzione.